Per gestire al meglio un momento importante e delicato della vita come quello della pensione occorre fare una serie di valutazioni, a partire dall’adesione a un fondo pensione per integrare il proprio reddito futuro.
Innanzitutto, occorre conoscere il funzionamento della previdenza obbligatoria, le sue evoluzioni nel tempo e come i cambiamenti demografici impattano su importi e tempistiche della pensione pubblica. Una volta presa coscienza di questi passaggi, diventa più semplice scoprire cosa fare per sostenere il proprio reddito in età avanzata.
In questo articolo vedremo perché la pensione pubblica non è più sufficiente e per quali motivi la previdenza complementare è, nel tempo, diventata una colonna portante del sistema pensionistico italiano.
Scopriremo poi, nel dettaglio, quali sono le valutazioni da fare prima di aderire a un fondo pensione, per quale ragione i fondi pensione negoziali sono la scelta migliore e, infine, come scegliere la linea di investimento più adeguata rispetto alle proprie esigenze e all’orizzonte temporale a disposizione.
Perché la previdenza obbligatoria non basta più?
Il primo importante passo per valutare il proprio futuro pensionistico e fare le scelte più opportune consiste nel prendere coscienza sia dello stato della previdenza obbligatoria, sia della propria situazione contributiva.
Occorre, ad esempio, sapere che un tempo la pensione pubblica consentiva di congedarsi dal lavoro relativamente presto e con un assegno che non provocava particolari scossoni rispetto agli ultimi stipendi.
Oggi, purtroppo, questo non è più possibile.
Le ragioni sono tante, a partire da un sistema pensionistico pubblico basato sul sistema della ripartizione, cioè sui contributi dei lavoratori che servono per pagare le pensioni dei pensionati attuali, che ha ben funzionato finché la popolazione italiana era in crescita, con molti giovani al lavoro e pochi anziani in pensione.
Ma l’Italia è un Paese che sta invecchiando, con un ridotto turnover generazionale e un conseguente numero insufficiente di lavoratori attivi che fanno sempre più fatica a sostenere la spesa pensionistica e sempre di più ne faranno nel prossimo futuro.
L’ISTAT prevede, infatti, che nel 2050 più di un terzo della popolazione avrà un’età pari o superiore a 65 anni, un “esercito di pensionati” che i lavoratori in attività non saranno in grado di supportare in maniera adeguata, salvo ulteriori riforme volte a:
- contrarre l’importo dell’assegno pensionistico;
- allontanare nel tempo i requisiti anagrafici e contributivi per accedere al pensionamento.
Le riforme introdotte nel corso degli ultimi anni hanno già prodotto i loro effetti: basti pensare al passaggio dal calcolo retributivo, per cui si determinava l’importo della pensione sulla base dell’ultima retribuzione, al calcolo contributivo, che si basa sugli effettivi contributi versati (peraltro in un contesto di sempre maggiore discontinuità lavorativa), che ha portato a una diminuzione dell’importo degli assegni pensionistici.
Per avere una misura del peggioramento nel passaggio dal retributivo al contributivo, infatti, basta osservare l’andamento del tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra l’ultima retribuzione e il primo assegno pensionistico, che si va progressivamente contraendo, come certificato anche dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Sulla base dei dati della Ragioneria dello Stato si può osservare che, ad esempio, un lavoratore dipendente del settore privato con anzianità contributiva pari a 38 anni:
- nel 2010 aveva un tasso di sostituzione del 73,6%;
- nel 2030 questo sarà pari al 67,2%;
- nel 2070 crollerà al 58,5%.
Una inesorabile contrazione del tenore di vita che rende evidente come, da sola, la previdenza obbligatoria non basti più.
Questo a livello generale; per valutare, invece, la propria situazione personale, anche alla luce delle diverse riforme che si sono susseguite nel tempo, rinviamo al nostro approfondimento dal titolo Come faccio a sapere quanto mi manca per andare in pensione?
Come integrare la pensione pubblica?
La risposta corretta è: attraverso la previdenza complementare che, con le sue diverse forme, va a costituire il secondo e il terzo pilastro del sistema previdenziale italiano (il primo è composto dalla pensione pubblica, ovviamente). Vediamo per quale motivo.
Innanzitutto, la previdenza complementare adotta un sistema a capitalizzazione individuale che, a differenza di quello a ripartizione, accumula i contributi degli aderenti sulla propria posizione individuale e non li utilizza per pagare le pensioni integrative in fase di erogazione.
In sostanza, ogni iscritto contribuisce direttamente a costruire la propria pensione integrativa futura, che si baserà dunque sui contributi accumulati, comprensivi dei rendimenti e al netto di imposte e costi di gestione.
Dunque, per loro natura i fondi pensione rappresentano la risposta più adeguata alla necessità di integrazione della pensione; ne è ben consapevole anche lo Stato italiano, che li considera colonne portanti della previdenza e per questo riconosce loro un sistema dedicato di protezione del risparmio.
I fondi pensione sono infatti sottoposti a:
- normativa stringente che ne regola le politiche di investimento, al fine di proibire pratiche speculative;
- architettura di vigilanza interna ed esterna, al fine di valutare il rispetto della normativa e il corretto operato;
- benefici fiscali, che approfondiremo nei prossimi paragrafi.
Questo rende la previdenza complementare una risorsa imprescindibile per i lavoratori che intendono pianificare attivamente il proprio destino pensionistico.
Cosa valutare nella scelta del fondo pensione
Abbiamo visto quali sono le motivazioni che rendono sempre più importante la scelta di integrare la pensione pubblica. Vediamo ora quali sono le valutazioni da compiere prima di aderire a un fondo pensione.
1. Versamento del TFR
Innanzitutto, i lavoratori dipendenti possono conferire al fondo pensione il proprio TFR. Il conferimento del TFR al fondo pensione può avvenire in due modi, che determinano due modalità di adesione al fondo stesso:
- adesione esplicita, quando il lavoratore sceglie di versare il TFR nel fondo pensione entro i primi 6 mesi dall’assunzione;
- adesione tacita, nel caso in cui il lavoratore non compia la sua scelta entro i 6 mesi previsti.
In quest’ultimo caso, infatti, il lavoratore viene iscritto automaticamente al fondo pensione negoziale previsto dal suo CCNL o contratto aziendale, che nel caso del settore delle Telecomunicazioni è Fondo Telemaco.
Approfondisci con il nostro articolo I vantaggi del conferimento del TFR al fondo pensione
2. Contributo del lavoratore
Un lavoratore dipendente che ha aderito a un fondo pensione destinandovi il proprio TFR, sia con adesione esplicita che con adesione tacita, può decidere inoltre di incrementare la propria posizione individuale, cioè il capitale che va via via accumulando nel tempo (comprensivo dei rendimenti e al netto di imposte e costi di gestione), attraverso un contributo a suo carico.
Si tratta di versamenti mensili, erogati attraverso la trattenuta in busta paga di una percentuale della propria retribuzione.
Nel caso dei fondi negoziali, poi, questa scelta attiva un interessante beneficio: il contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro. Entrambi questi versamenti vanno quindi ad accrescere la propria posizione individuale presso il fondo.
Per comprendere nel dettaglio meglio come funzionano i contributi, segnaliamo l’approfondimento Contributo del lavoratore al fondo pensione: come funziona.
3. Tassazione
Come abbiamo già accennato, il nostro ordinamento riconosce un trattamento fiscale di favore per il risparmio previdenziale, i relativi rendimenti e la pensione integrativa.
Nel dettaglio, è prevista:
- la possibilità di dedurre dal reddito imponibile annuo (quello su cui si calcola l’IRPEF) i contributi versati al fondo pensione fino al limite di 5.164,57 euro;
- una tassazione di favore sui rendimenti maturati dal fondo pensione con aliquota del 20%, che è più favorevole rispetto al 26% applicato alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario; inoltre, sulla quota del rendimento che deriva dal possesso di Titoli di Stato la tassazione è fissata al 12,5%;
- una tassazione agevolata sulla pensione integrativa con una ritenuta d’imposta determinata applicando un’aliquota del 15% (ricordiamo che l’aliquota IRPEF più bassa è pari al 23%), che si riduce dello 0,30% per ogni anno di permanenza nel fondo oltre il quindicesimo fino giungere a un minimo del 9%.
Leggi anche il nostro approfondimento Come funziona la tassazione dei fondi pensione
Altri due elementi da valutare sono i costi di gestione del fondo e le linee di investimento da scegliere, ma ne parleremo negli ultimi due paragrafi.
Fondo pensione negoziale: perché è la scelta migliore
Le lavoratrici e i lavoratori che possono beneficiare dell’adesione a un fondo pensione negoziale, in quanto previsto dal proprio CCNL, dovrebbero conoscere gli ulteriori benefici rispetto a quelli previsti per tutte le altre forme di previdenza complementare.
Due sono le questioni su cui porre particolare attenzione, in quanto comportano interessanti benefici finanziari per l’aderente.
Il primo consiste nel succitato contributo aggiuntivo del datore di lavoro, vantaggio che riguarda esclusivamente gli aderenti ai fondi pensione negoziali e che comporta un esborso in denaro a carico dell’azienda che va ad accumularsi sulla posizione individuale del lavoratore (nel caso di Telemaco, il contributo datoriale è pari all’1,4% della retribuzione lorda).
Il secondo, invece, è da individuare in un vantaggio finanziario sul fronte dei costi di gestione: dal momento che i fondi pensione negoziali sono istituiti senza scopo di lucro e nascono per operare nell’esclusivo interesse degli aderenti, possono applicare costi più contenuti rispetto a fondi aperti e PIP.
Dunque, a parità di ogni altra condizione, il fondo pensione negoziale risulterà essere la scelta più conveniente.
Leggi anche il nostro approfondimento Qual è il fondo pensione per il settore telecomunicazioni
Fondo Telemaco e profilo Life Cycle
In conclusione, è opportuno soffermarsi su un elemento centrale quando si parla di previdenza integrativa, ovvero la linea di investimento alla quale destinare TFR e contributi.
Con l’adesione a un fondo pensione multicomparto (come Telemaco), che offre cioè più linee di investimento ai propri iscritti, occorre compiere delle scelte che tengano in conto il rapporto rischio/rendimento.
La regola generale vuole che a un rischio potenziale più alto corrisponda un maggiore rendimento atteso. Per questa ragione quando si decide come investire i propri risparmi occorre analizzare con cura sia la propensione al rischio, sia il tempo a disposizione per “riassorbire” potenziali perdite.
All’interno dei fondi pensione multicomparto, quindi, è possibile scegliere tra diverse soluzioni di investimento, organizzate sulla base di rischio, rendimento e orizzonte temporale, per ottimizzare la propria posizione individuale.
Vediamo, in sintesi, quali sono i comparti disponibili per gli iscritti a Fondo Telemaco:
- Garantito (White): livello di rischio basso e gestione prevalentemente orientata verso titoli obbligazionari di breve durata (3-4 anni).
- Prudente (Green): risponde alle esigenze di coloro che privilegiano la continuità dei risultati nei singoli esercizi e accettano una moderata esposizione al rischio. Gli investimenti riguardano prevalentemente titoli obbligazionari di media durata (5-6 anni).
- Bilanciato (Yellow): dedicato a chi ricerca rendimenti più elevati nel lungo periodo ed è disposto ad accettare una maggiore esposizione al rischio con una certa discontinuità dei risultati nei diversi anni. Gli investimenti sono bilanciati tra titoli obbligazionari e titoli azionari.
La scelta del comparto, una volta fatta, non è irrevocabile e può cambiare nel tempo per adeguarsi alle esigenze dell’iscritto, con riferimento all’orizzonte temporale a disposizione per l’accumulo e alle preferenze relative al rapporto rischio/rendimento.
Fondo Telemaco offre poi l’interessante opzione del profilo Life Cycle, una modalità di investimento del montante accumulato nel Fondo che segue il “ciclo di vita” della persona iscritta al fondo stesso e permette di spostare la propria posizione individuale da comparti più rischiosi (e pertanto con un potenziale di rendimento più elevato) a quelli meno rischiosi al crescere dell’età anagrafica e, dunque, all’approssimarsi del momento della pensione.
In questo modo, l’iscritto può adeguare automaticamente il profilo rischio/rendimento della propria posizione in base all’orizzonte temporale residuo di permanenza nel Fondo.
Infine, ricordiamo che se si sceglie di aderire in giovane età i benefici della previdenza complementare si amplificano, come spieghiamo nel nostro articolo I vantaggi della pensione integrativa per i giovani.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari – prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa.